giovedì 14 febbraio 2019

Intervista su Rock Hard Italy di Dicembre a cura di Michele Martini

























Nati nel 2006 come tribute band della Jimi Hendrix Experience, i pugliesi Rainbow Bridge si sono progressivamente orientati verso la composizione di pezzi originali. Il risultato più recente di questa evoluzione è l'album Lama, appena pubblicato. E' il batterista Paolo Ormas a parlarci della nuova uscita.

Quali sono le differenze maggiori rispetto all'album precedente?
Se da un lato volevamo conservare l’approccio diretto di “Dirty Sunday” – che era praticamente una jam in studio – intendevamo dall'altra parte strutturare un po’ più i brani con l'inserimento di linee vocali e facendo leva su un'impostazione leggermente più studiata.
Che tipo di riscontri ha ricevuto “Dirty Sunday”?
I riscontri sono andati oltre ogni aspettativa perché per noi doveva essere poco più di uno scherzo: una fiacca domenica di ottobre del 2016 abbiamo chiamato lo studio e siamo andati a jammare per registrare quello che veniva fuori. I cinque brani sono quasi tutti nati e registrati alla prima o seconda take e non ci aspettavamo che qualcuno apprezzasse davvero quello che avevamo realizzato. Abbiamo messo il tutto su Bandcamp prima di stampare le copie fisiche del Cd e sorprendentemente ha cominciato a vendere, le recensioni ne parlavano benissimo e adesso il nostro termine di riferimento per ogni cosa che faremo in futuro.
A cosa vi siete ispirati, dal punto di vista dei contenuti?
La collaborazione fra noi tre è stata totale, avevamo tutti degli appunti e testi messi da parte, che non aspettavano altro che diventare brani a tutti gli effetti. Il compito di strutturarli è stato affidato a Jimi (Giuseppe Piazzolla, voce e chitarra) che li ha elaborati ed adattati alle musiche che andavamo a comporre man mano. Per lo più si tratta di frammenti di vita, emozioni o esperienze vissute.
Considerando la varietà di influenze che contribuiscono a formare il vostro sound, come si sviluppa la fase compositiva? Jam continue, nei soundcheck, nei ritagli di tempo o come intro o outro di qualche classicone che stiamo suonando live. Cerchiamo quando possibile di registrarli in malo modo per poi provare a risuonarli successivamente.
Quando e come è nato l’amore per un certo tipo di sonorità legate allo stoner ed al desert rock?Lo stoner e il desert rock o come vogliamo chiamarlo è un rock genuino e senza troppi orpelli , suonato con il cuore e il sudore come dovrebbe essere, ma con una mentalità aperta a influenze tra le più disparate ed un attitudine e un groove coinvolgenti. E’ questo quello che ci piace.

La recensione di Lama sul numero di Novembre di Rock Hard



Ancora Rainbow Bridge, con un lavoro che ancora più della precedente prova in studio(li avevamo già incontrati in occasione della pubblicazione di Dirty Sunday del 2017)  riesce a mettere a fuoco con grande personalità e perizia tecnica un'originale comnistione tra rock vintage, stoner e psichedelia. Gli equilibri interni al gruppo sono un meccanismo ben collaudato ed il trio riesce a dar vita, attraverso i sei capitoli di Lama, ad un universo di note che trasuda energia e passione. Il sound è avvolgente e, nonostante i paradigmi stilistici rimangano coerentemente quelli appena citati, gli scenari tratteggiati si rivelano essere assai variegati: la band spazia da ritmate cavalcate a momenti di grande intensità come nel caso di Day After Day, attestandosi in ogni caso su livelli qualitativi estremamente elevati. Pathos e trasporto emotivo sono gli elementi in grado di fare la differenza; nonostante si abbia la sensazione di trovarsi al cospetto di una jam session particolarmente dilatata(lo si legga come un complimento), la passione che muove i tre musicisti pugliesi emerge con grande decisione e carattere. Un ritorno tutto da gustare!

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